2019
In quest’opera emerge la necessità di Konopka di ritornare alla figurazione, a riavvicinarsi a ciò che l’occhio vede dopo aver osservato la realtà circostante attraverso il filtro dell’anima. La sensazione è quella di una riemersione dalle profondità dell’essenza dopo le quali l’artista desidera affrontare le cose da un punto di vista rinnovato da cui non ha più bisogno di staccarsi dal visibile bensì sente di poter tornare a raccontarlo con una nuova coscienza, un’inedita consapevolezza, un punto di equilibrio tra il sentire e il vedere che ha appreso durante il viaggio all’interno di sé. L’approdo a una nuova vita, intesa sia nel senso più letterario del termine che da quello più spirituale, viene raccontato con tonalità espressioniste, colori legati all’interiorità ormai imprescindibile dalla forma, ma anche da un giallo vivo con cui descrive il volto del protagonista del dipinto, il risorgente a una nuova esistenza, più piena, più vissuta in ogni attimo perché in fondo l’artista ha scoperto che è l’unico modo in cui può essere vissuta. La tipica tecnica del grattage assume qui una forma differente, si irradia dal nucleo che rappresenta la vita, e va verso il personaggio, come volesse attrarlo a sé per indurlo a celebrare quella rinascita, spirituale e fisica, che ha ricevuto in dono.
Marta Lock – critica d’arte, romanziera, aforista, saggista, recensionista, e scrivo di socio-psicologia