La figurazione nascosta dall’Astratto nelle opere di Krzysztof Konopka
Molto spesso l’Astrattismo è un punto di arrivo di un atto impulsivo durante il quale l’artista libera emozioni intrattenibili e a volte urgenti che sente il bisogno di imprimere sulla tela; in altri casi invece è un liberare sensazioni serene, positive, intense che solo attraverso il linguaggio dell’arte possono trovare voce. Nel caso dell’artista protagonista di oggi invece l’Informale è il punto di partenza per approfondire ciò che si nasconde dietro di esso.
L’incontro con la pittura di Krzysztof Konopka, avviene tardi, forse perché doveva attendere il momento giusto in cui l’uomo riuscisse a trovare il contatto più profondo con la propria interiorità, trasformandosi in desiderio di liberare su tela ciò di cui era diventato consapevole grazie alla comprensione di sé; la scintilla si accende dopo aver compiuto il cammino di Santiago, al ritorno dal quale segue l’istinto di acquistare tele, pennelli e colori per cominciare un suo personale e nuovo cammino, facendo uscire dalla crisalide l’artista nascosto nell’uomo. Si forma da autodidatta il polacco Konopka, cercando di narrare sulla tela le riflessioni più profonde, quelle che nella vita quotidiana si fa fatica ad ascoltare perché coperte dal rumore della routine, del traffico, dell’urgenza di raggiungere obiettivi che tendono a distaccare l’individuo dalla sua spiritualità. L’Informale è contemporaneamente protagonista principale e comprimario di un figurativo che sembra nascondersi, contrariamente a quanto accade nella realtà, sembra essere messo in secondo piano rispetto alle sensazioni che devono invece emergere in maniera primaria. Ecco perché l’atmosfera ammanta e avvolge i soggetti delle opere di Konopka e al tempo stesso sembra dissolverli, come se l’artista volesse entrare all’interno dei loro pensieri, delle loro sensazioni, dei loro turbamenti, comunicandoli e raccontandoli all’osservatore. Tanto soffusa è l’immagine figurativa quanto intensi sono i colori, e dense sono le pennellate che increspano e graffiano la superficie della tela, sovrappongono il caos emotivo all’ordine di un’immagine fedele alla realtà che rimane però in secondo piano perché ciò che davvero conta è il sentire profondo. Ne esce un Espressionismo Astratto molto particolare, intenso, capace di attrarre lo sguardo dell’osservatore per andare a capire cosa o chi si nasconda sotto quello stato emotivo, dietro i graffi e il movimento costante di quei pensieri che sembrano fuoriuscire dall’opera stessa per gridare a gran voce la loro esistenza. Nell’opera Couple (Coppia) è particolarmente evidente il legame tra i due, la profonda condivisione della concezione della vita e di un camminano che affrontano insieme, mano nella mano, e Krzysztof Konpka illumina di luce il dipinto proprio per narrare l’armonia, la leggerezza serena con la quale sembrano andare verso il loro futuro. In She (Lei) invece l’atmosfera è più rarefatta, più soffusa, più tenue, come se la protagonista avesse bisogno di raccogliersi in se stessa per prendere coscienza dei suoi desideri, delle sue emozioni più profonde, del senso di nostalgia che riesce a far emergere solo quando è sola, in comunicazione con il sé più profondo; la raffigura di spalle Konopka, rivelando forte delicatezza e sensibilità nei confronti di una sensazione che deve essere appena sussurrata, che deve trapelare lieve proprio perché parte di un frangente intimo, riservato. Nei dipinti più ermetici, quelli in cui l’immagine non si nota se non dopo aver soffermato lo sguardo un po’ più a lungo, il canale di comunicazione tra l’artista e l’osservatore diviene il colore, è attraverso le tonalità più o meno scure o intense che Konopka rivela ciò che c’è oltre l’impatto emotivo, calamitando l’attenzione verso una sottopelle dell’opera che sorprende perché si lascia scoprire lentamente. In Wolf (Lupo) la gamma cromatica si lega alla terra, al manto dell’animale, e il senso di paura che incute viene in qualche modo placato dalla sensazione di fermo immagine quasi rassicurante del frangente in cui l’artista lo immortala, come se a sua volta il lupo si fosse fermato per ricambiare l’attenzione che stava ricevendo. Forse in questo dipinto si nasconde la tendenza di Krzysztof Konopka a vedere la natura intorno a sé come la risorsa migliore per ritrovare la spontaneità e il legame con la propria interiorità, nella consapevolezza che tutto, persino l’uomo, faccia parte di un mondo a cui troppo spesso dimentica di dare la dovuta attenzione. Raccontano di movimento, di evoluzione, di passaggi necessari nella vita di ognuno per effettuare quelle modificazioni, quelle trasformazioni che conducono verso una più profonda conoscenza di se stessi, una coscienza più equilibrata delle proprie emozioni proprio perché accettate e vissute come passi necessari nel cammino dell’esistenza. Konopka ama chiamare il suo stile pittorico Orapism cioè mettersi in connessione con il ricco mondo interiore nel momento presente, nell’emozione dell’adesso per comunicare con maggiore chiarezza e coscienza a chi osserva le sue opere. Polacco di Piotrków Trybunalski, piccola cittadina situata nei dintorni di Łόdź, nella sua carriera relativamente breve, visto l’approccio tardivo alla pittura, ha all’attivo diverse importanti collettive tra cui il Four Seasons Art Fair di Amsterdam, la Pallax Art Fair di Londra, la mostra internazionale Single Work di Roma e nel mese di ottobre 2019 sarà tra gli artisti della Biennale Internazionale e di Arte Contemporanea e Design di Firenze.
Marta Lock
Marta Lock – romanziera, aforista, saggista, critica d’arte, recensionista, e scrivo di socio-psicologia
KRZYSZTOF KONOPKA-CONTATTI
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Sito web: http://www.orapizm.art/